SCUOLA COMUNICAZIONE VITA

Articolo tratto da     quiti anno 2003
di Paola Capanni

Se si riflette sull’essenza della comunicazione, intuitivamente la prima immagine che occupa la mente è quella del Logos, la parola che diventa vita, che prende le forme della nostra vita.
L’azione umana del comunicare è il risultato di complesse operazioni di verifica di senso e di verità, fondate sulla nostra esperienza conoscitiva e sui nostri convincimenti generali; questa azione è pertanto collegata ad una continua ricerca e verifica del sapere e non può essere disgiunta dal senso della vita e del destino dell’uomo.

Per chiarire i termini del problema della comunicazione di “conoscenze” mi pare significativo il pensiero secondo il quale occorre stabilire uno stretto legame tra linguaggio e mondo (tutto ciò che accade) e occorre delineare le condizioni di significanza del linguaggio in generale concludendo che su ciò, di cui non si può parlare perché non si conosce, sì deve tacere.

Il discorso logico è la grammatica profonda del linguaggio umano e la nostra analisi deve cercare nella convenzionalità del linguaggio, nella sua natura di forma di vita, quelle costanti che ne garantiscono le capacità di aderire con precisione alla molteplicità delle manifestazioni della vita stessa.

Il linguaggio così concepito nell’impiego di una comunicazione esatta e onesta è lo strumento per guarire da quella malattia che deriva da un uso del linguaggio che non tiene conto delle sue funzioni essenziali d’essere strumento di comunicazione.
Questa malattia (quando il linguaggio fa vacanza, cioè non comunica) non è eliminabile una volta per tutte, in quanto è connesso all’esigenza di adattarsi continuamente alle nuove forme di vita che sorgono nell’ambito delle istituzioni, delle attività e delle conoscenze umane.

Il nostro modo di comunicare e di concepire la comunicazione è pertanto direttamente proporzionale alla nostra capacità di essere vivi e di amare la verità.

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