A Trieste, tra Fisica e Storia
“Il percorso del liceo scientifico è indirizzato allo studio del nesso tra cultura scientifica e tradizione umanistica. Favorisce l’acquisizione delle conoscenze e dei metodi propri della matematica, della fisica e delle scienze naturali. Guida lo studente ad approfondire e a sviluppare le conoscenze e le abilità e a maturare le competenze necessarie per seguire lo sviluppo della ricerca scientifica e tecnologica e per individuare le interazioni tra le diverse forme del sapere, assicurando la padronanza dei linguaggi, delle tecniche e delle metodologie relative, anche attraverso la pratica laboratoriale” (art. 8 comma 1, D.P.R. 89/2010).
Gli studenti, a conclusione del percorso di studio, acquisiscono una formazione culturale equilibrata nei due versanti linguistico-storico-filosofico e scientifico; sanno utilizzare strumenti di calcolo e di rappresentazione per la modellizzazione e la risoluzione di problemi; raggiungono una padronanza dei linguaggi specifici e dei metodi di indagine propri delle scienze sperimentali, con attenzione critica alle dimensioni tecnico-applicative ed etiche di queste ultime. Inoltre, gli studenti diventano cittadini consapevoli, acquisendo competenze trasversali fondamentali per il loro futuro come individui e come componenti del tessuto sociale e del mondo del lavoro.
In questa ottica si colloca il Progetto Fisica Oggi per l’Alternanza Scuola Lavoro delle classi quarte e quinte del nostro liceo scientifico: in quarta, dopo un’approfondita preparazione in classe, i ragazzi vengono accompagnati in visita ai laboratori INFN di Legnaro (Padova) e poi al CERN di Ginevra; in quinta, concludono questo percorso con una visita ai laboratori INFN di Trieste e al Sincrotrone Elettra.
Quest’anno, le quinte I e P si sono recate a Trieste il 6 e 7 novembre. L’esperienza è stata davvero densa di emozioni: nel pomeriggio del primo giorno, con la guida preziosa del Prof. Francesco Longo, docente di Fisica dell’Università di Trieste, appassionato di Filosofia e dotato di grande cultura e carisma, i ragazzi hanno visitato i laboratori INFN e assistito a un seminario di astrofisica; il mattino del secondo giorno è stato dedicato alla Risiera di San Sabba, luogo della Memoria che ha profondamente emozionato gli studenti; nel pomeriggio, i ricercatori del Sincrotrone Elettra hanno accolto le classi mostrando in modo concreto ed efficace i forti legami tra la Fisica, le altre scienze, la Medicina, l’archeologia,… Tutto questo è avvenuto nella magnifica cornice della città di Trieste, in un clima di armonia completa tra studenti, insegnanti e la nostra Dirigente Scolastica, che ha condiviso con noi questa bellissima esperienza.
Riportiamo qui le parole che Giulia Ugoletti, straordinaria studentessa di quinta i, ha scritto al rientro dal viaggio a Trieste:
“La brevità di questo viaggio non ne restituisce l’intensità: per me, l’esperienza a Trieste è stata illuminante.
Ho sempre percepito l’idea della gita come qualcosa di strettamente collegato all’ambito scolastico, vuoi per mia immaturità, vuoi perché ancora mi sentivo saldamente e inevitabilmente legata a questo ambiente. A Trieste, invece, ho avuto la sensazione che quella fosse un’esperienza di vita: dinanzi a me si è aperto un mondo nuovo, sono riuscita a cogliere una proiezione del mio futuro, di quello che mi piacerebbe fare “da grande”. Tutto è stato estremamente interessante, dalla visita alla Risiera a quella ai laboratori di fisica, e mi sarebbe piaciuto poter afferrare ogni singolo concetto, non perché fossi lì con la scuola e quello era il mio compito di studentessa, ma piuttosto perché ho desiderato ardentemente di poter fare mia ogni cosa. A Trieste mi sono resa conto che vorrei poter fare tutto, che non mi basta studiare la fisica, la chimica, la biologia, la matematica, la filosofia: fosse per me, studierei tanto di tutto questo, perché è l’insieme di questi “frammenti” che domina la natura ed io ho capito di amare la natura tutta. Longo è stato una guida eccezionale e mi ha dimostrato la grandezza e il fascino che risiedono nella semplicità e nella poliedricità: nonostante si occupi di fisica, non si è fossilizzato su di essa, ma è stato in grado di costruire una relazione tra tutte le scienze e anche tra di loro e la filosofia
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La Risiera di San Sabba è stata un’esperienza molto forte. Vi si accede percorrendo un corridoio caratterizzato da pareti altissime, che danno l’impressione di essere “risucchiati” all’interno di una realtà storica delicata con la quale è difficile fare i conti. La guida ci ha spiegato la storia del complesso di edifici, riuscendo a rendere molto bene l’idea di quegli eventi. La visita è stata toccante. Non sono riuscita a fare foto, non perchè non si potesse, semplicemente non volevo, non ne ho sentito il bisogno: ero sicura che, una volta tornata a casa, non mi sarei dimenticata nè di quello che avevo visto nè di quello che avevo ascoltato nè, soprattutto, di quello che avevo provato. Dentro alla struttura c’è un museo, all’interno del quale ho avuto occasione di leggere le pagine del diario di una donna che aveva subito la violenza del nazismo: scriveva della propria condizione miserevole, di una magrezza che stava divorando le sue forme femminili, della fame e dell’incapacità di riconoscersi, dell’incertezza riposta nell’indomani, dell’ambiguità del presente.
E’ stato come se per due ore avessi vissuto la realtà di quel posto, che ancora trasudava morte e sofferenza.
Usciti dalla Risiera ci siamo diretti verso l’Area Science Park di Basovizza per una visita guidata al sito del Sincrotrone Elettra e della macchina laser a elettroni liberi Fermi. Ho adorato questa visita, per la varietà degli esperimenti condotti sfruttando questa luce particolarmente brillante che il sincrotrone è in grado di generare. Infatti questa macchina rappresenta un vero e proprio gioiellino per la ricerca negli ambiti più disparati: chimica, fisica, biologia, medicina, conservazione del patrimonio culturale e altri ancora. È qualcosa in più rispetto alla fisica: è un ponte per il futuro e un collante per la scienza del presente. Dentro a quei laboratori si ha l’impressione di respirare un’aria diversa: è come se tutti (e tutto) collaborassero per un unico scopo più alto: una ricerca poliedrica, condivisibile con chiunque, che cerca di rispondere ad ogni richiesta, in ogni ambito, svilendo quella povera e arrogante gerarchia di utilità che si installa quando si accostano le arti alle scienze o scienze diverse tra loro. Ho avuto la percezione di un tutto che collabora per il tutto, di una realtà che si autoalimenta della consapevolezza che per studiare e capire davvero la natura si debba applicare il proprio sforzo ad ogni sua forma. E questo è lo spirito che, dopotutto, questa gita ha incarnato per me: un connubio di storia e scienza, che mi ha permesso di tornare a casa un po’ più “ricca”, un po’ più consapevole e un po’ più curiosa.”
Grazie, Giulia! Queste parole ci riempiono di gioia, ci commuovono e ci sostengono tantissimo nel nostro lavoro di insegnanti!